(settembre 1943-luglio 1945)
Pagine dell’altra resistenza
Pietro Pizzoni
a cura di Attilio Turrioni
prefazione di Alcibiade Boratto
L’ AUTORE, i curatori, leggi…
Pietro Pizzoni (Foligno, 1921-1980), arruolatosi nell’esercito nel 1941, dopo un breve periodo di addestramento viene mandato in Croazia e poi in Slovenia come ufficiale sottotenente nella divisione “Cacciatori delle Alpi” dell’XI° corpo d’Armata. Dopo l’armistizio è catturato dai tedeschi e successivamente internato nei campi di Küstrin (Germania), Przmeśyl (Polonia) e Wietzendorf (Germania). Torna a casa il 30 luglio 1945. Laureatosi ingegnere chimico, pratica la libera professione e si dedica all’insegnamento. Partecipa alla vita politica di Foligno ed è eletto consigliere comunale e assessore all’urbanistica. Nel 1978 riceve il titolo di “resistente” concesso dalla Regione Umbria agli ex internati nei lager nazisti; nel 1979 il Ministero della Difesa lo promuove capitano e lo riconosce tra i “Volontari della Libertà”.
Attilio Turrioni, cultore di studi classici, latinista, ha insegnato 25 anni a Foligno al Liceo Classico ed è stato Preside del Liceo Scientifico per altri 10 anni.
Alcibiade Boratto, laureato in Filosofia, è stato docente negli Istituti Superiori, ha ricoperto la carica di Sindaco di Tivoli (Roma) e di Senatore della Repubblica nell’XI Legislatura.

- Anno/ 2012
- Collana/ Documenti
- f.to 17×24/ pp. 264/ ill. b.n.
- 18€
I diari di Pietro Pizzoni, compilati e nascosti nella fodera di un logoro cappotto, raccontano la durezza del periodo vissuto assieme a tantissimi soldati italiani all’indomani dell’8 settembre 1943; dalla cattura in Slovenia da parte dei nazi-fascisti, attraverso il viaggio con destinazione sconosciuta, fino alla permanenza nei campi di Küstrin (Germania) e Przmeśyl (Polonia), dove la vita è pura sopravvivenza. Pizzoni fa parte di quella folta schiera di militari italiani che rifiutarono di aderire alla RSI nonostante la fame, il freddo e la paura di perdere la vita: rifiuto condiviso dalla stragrande maggioranza degli internati (650.000). I suoi diari arrivano fino alla liberazione da parte degli anglo americani a Wietzendorf (Hannover- Germania) e alla interminabile attesa per il ritorno a casa nella sua Foligno, che avverrà infine nel luglio 1945. Da queste pagine personali di Pizzoni, pubblicate postume e che bene si inseriscono nel filone della memorialistica di guerra che annovera numerosissimi esempi di diari di prigionia, si comprende meglio cosa sia “l’altra resistenza”, (come dal titolo del famoso libro di Alessandro Natta, pubblicato solo nel 1997 da Einaudi, ma scritto tra il 1954 e il 1955) e lo status degli IMI (Internati Militari Italiani). Il loro “NO” costituì, insieme alla lotta partigiana, la scelta di tanti giovani che, per dirla con il Presidente Carlo Azeglio Ciampi, fecero sì che l’8 settembre non fosse “la morte della patria”, ma un momento della nostra storia in cui “venne riscattato l’onore dell’Italia” e durante il quale “… nelle scelte dei singoli italiani la patria rinacque”.
Il solo augurio che mi faccio è questo, che una volta tornato a casa non abbia più nulla da imparare dopo aver conosciuto la sete, la fame, il freddo, la lontananza, l’umiliazione (28.10.1943)