ORFINI NUMEISTER

associazione di cittadini-editori a foligno

Resistere goccia a goccia

Diario di prigionia a Wietzendorf

Michele Benedetti Placchesi

a cura, prefazione e postfazione di Maria Edvige Benedetti Placchesi

con un saggio di Luciana Brunelli

Gli AUTORI, leggi…

Michele Benedetti Placchesi (Foligno, 25 gennaio 1908 – 21 agosto 1982), folignato de ‘nto le mura, come diceva lui, era nato nel palazzo Coresi, davanti alla chiesa di Santa Margherita alle Conce. Impiegato prima al Banco di Roma, poi alla Cassa di Risparmio di Foligno, nella cui filiale di Montefalco avrebbe conosciuto la futura moglie Norma; si sarebbero sposati nel dicembre del 1937 e il 25 marzo del 1939 sarebbe nato il primo figlio Giovanni, detto Nanni; un anno dopo l’Italia sarebbe entrata in guerra. L’8 settembre 1943 Michele era a Làrissa, in Tessaglia e, nella completa latitanza, o meglio liquefazione, dei comandi, toccò a lui, tenente più anziano, prendere il comando del gruppo. Circondati e fatti prigionieri, fu loro comunicato che «per ordine del Führer» erano divenuti I.M.I. – Internati Militari Italiani, e che sarebbero stati portati nel Reich.

Maria Edvige Benedetti Placchesi, è stata insegnante di materie letterarie a Firenze, nelle scuole medie inferiori e superiori; facendo seguito ai Diari di Guerra e di Prigionia di Pietro Pizzoni pubblicati nel 2012, ha voluto completare la memoria del campo di prigionia di Wietzendorf attraverso la trascrizione del Diario del padre Michele.

Luciana Brunelli, collabora con l’Istituto per la storia dell’Umbria contemporanea (ISUC) e fa parte del Comitato tecnico-scientifico de “L’Officina della memoria” di Foligno; è consigliere della Deputazione di storia patria per l’Umbria e socio ordinario dell’Associazione Italiana per lo Studio del Giudaismo.

  • Anno/ 2015
  • Collana/ Documenti
  • f.to 17×24/ pp. 336/ ill. b.n.
  • 20€

Il diario (tre taccuini e cinque quadernetti), inizia il 1 dicembre 1943 nella fortezza di Leopoli (attuale Ucraina, allora Polonia occupata) e si conclude a Merano, il 30 settembre 1945, sulla via del ritorno verso casa. Il diario focalizza la vita nel campo di prigionia di Wietzendorf, le quotidiane sofferenze e le umiliazioni subite, ma anche la grande forza interiore che consentì a Michele di resistere al freddo, alla fame e ai terribili dolori ossei, causa in seguito di una grave infermità che lo accompagnerà tutta la vita, emergono nel suo diario scritto come fosse un continuo colloquio con la moglie Norma. La famiglia, gli affetti, la terra d’origine sono i nodi della sua esistenza in quel luogo che, con l’ammirevole ironia che sempre lo sostiene, definisce come «l’albergo sbagliato dove non davano molto da mangiare» e dove era capitato nel «giro turistico d’Europa», prendendo a prestito tale definizione dal padre Giovanni che aveva conosciuto la prigionia nella Prima Guerra Mondiale. La figlia Edvige, volendo onorarne la memoria, ha raccolto gli scritti e i racconti del padre Michele, componendo questa preziosa testimonianza di un uomo che, insieme ad altri IMI (Internati Militari Italiani), rifiutò di combattere per la Repubblica Sociale di Salò, dovendo così subire le atrocità dei campi nazisti, dove l’intento era di spezzarne la volontà attraverso le torture e le privazioni.

La vita mia l’ho donata alla patria nel lontano Natale 1940; ora appartiene di nuovo a me. non la vendo più ed ho una sola fede: quella cristiana cattolica e un forte affetto per la mia famiglia ed i miei cari. null’altro… intorno a me e dei vecchi sentimenti, niente, tutto vuoto!!!



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